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Solforata, bocciato il progetto della biogas più grande d’Europa

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E’ stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio la valutazione ambientale negativa che di fatto scrive la parola “fine” relativamente al progetto di realizzazione della più grande biogas d’Europa, in località Ponte della Solforata lungo la via Laurentina, proposta all’inizio del 2016 dalla Pontina Ambiente, società riconducibile al patron dello smaltimento dei rifiuti, Manlio Cerroni.

Come si ricorderà, il progetto, qualificato dai proponenti come una semplice “azienda agricola a ciclo virtuoso con annesso impianto di compostaggio con produzione e riutilizzo di energia termoelettrica e biometano” prevedeva la lavorazione dell’intera frazione organica dei rifiuti prodotti nell’intero Comune di Roma – impressionante quantitativo pari a 240.000 ton/annue – al centro all’epoca di una unanime ondata di proteste da parte dei cittadini, enti ed associazioni.

Il progetto non supera la fase della Valutazione di impatto ambientale, che di fatto accoglie tutte le osservazioni delle associazioni e dei comitati, fra i quali Associazione Latium Vetus, relativamente all’incoerenza fra il progetto presentato ed il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti del Lazio vigente, oltre alle incompatibilità per quanto concerne gli aspetti programmatici e vincolistici (il progetto infatti risulterebbe addirittura in contrasto con le prescrizioni contenute nel Piano Regolatore Generale di Roma Capitale e con il Piano Territoriale Paesaggistico della Regione Lazio).

Risultano molto interessanti, le motivazioni a sostegno della bocciatura del progetto, redatto a suo tempo dall’ingegner Gian Mario Baruchello, il medesimo progettista dell’impianto per la lavorazione dei rifiuti proposto dalla Cogea s.r.l., fortemente avversato dai cittadini e dalle associazioni territoriali di Pomezia che recentemente hanno impugnato la questione dinnanzi al T.A.R. e la cui realizzazione è prevista a solo a pochi chilometri di distanza, in località Torre Maggiore nel Comune di Pomezia, su un area inclusa dal MiBACT all’interno del perimetro del “super vincolo” paesaggistico per la tutela di 2000 ettari inclusi fra i comuni di Pomezia ed Ardea: anche il mega biogas di Ponte della Solforata, infatti, trova come limite insuperabile proprio il diritto paesaggistico, e più precisamente le norme di salvaguardia paesaggistica di un altro vincolo eccellente, quello a tutela dell’Agro Romano Meridionale, meglio noto come vincolo “Bondi”, ratificato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nel 2010.

Appaiono rilevanti due questioni che è importante far notare: in primis va rilevato come l’importanza paesaggistica dell’Agro Romano abbia la forza giuridica di rendere tali proposte passibili di bocciatura, a valle della quale appare spiazzante la recente posizione critica dell’amministrazione comunale di Pomezia, da sempre dichiaratamente ambientalista, nei confronti del MiBACT per quanto attiene la recente approvazione del vincolo paesaggistico delle “Tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia e altre della Campagna Romana“, contro il quale l’ente di Piazza Indipendenza starebbe addirittura valutando il ricorso al Tribunale amministrativo, come dichiarato dai membri della giunta comunale. In secondo luogo, ma non meno importante, la recente bocciatura della biogas targata Pontina Ambiente getta pesanti ombre su una recente approvazione della Regione Lazio, quella dell’Autorizzazione integrata ambientale al progetto per la realizzazione di una limitrofa centrale di “compostaggio e lombricompostaggio” proposta dalla Laziale Ambiente s.r.l. ed interamente all’interno del Parco Regionale di Decima Malafede, in un area che nella valutazione ambientale negativa testé menzionata viene definita come soggetta a “criticità legate a fenomeni di vulcanismo secondario (anche con risalite idrotermali), con conseguente eventuale compromissione e aggressione dei presidi ambientali, che dovrebbero garantire la sicurezza…” (fonte Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare).

E’ quindi naturale chiedersi se l’eventuale realizzazione della centrale di “compostaggio e lombricompostaggio” recentemente autorizzata dalla Regione Lazio potrà costituire motivo di pericolo per la salute dei residenti o dei lavoratori ivi impiegati, o un fattore di rischio per la conservazione ambientale della zona?

Di seguito la copia della Valutazione ambientale negativa rilasciata dalla Regione Lazio:

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